Pesce di legno, gong buddista, a volte conosciuto come blocco cinese, utilizzato da monaci e laici nella tradizione buddista Mahayana, per ritmare la recitazione di sutra, mantra o altri testi. Si dice sia la modifica del Hô (grande pesce in legno usato principalmente nel monastero Soto, e non nel Rinzai, per annunciare il pasto di mezzogiorno. Per alcuni il pesce è un simbolo di immortalità, e per questo è frequente nella simbologia cristiana. Ma il Buddismo ne sottolinea l’immortalità individuale e di rinascita. E’ un blocco di legno di canfora, di forma tondeggiante, con la parte interna scavata. La sua apertura nella parte anteriore somiglia alla bocca di un pesce con due aperture rotonde sui due angoli della bocca. Ha scaglie di pesce sul corpo e si assottiglia in forma di manico che tradizionalmente è scolpito in modo da chiudersi in una sfera, a simboleggiare l’unità, tenuta in bocca da due teste di drago. La pelle del drago si estende nel corpo centrale dello strumento. E’ battuto nella parte superiore con un bastone imbottito, rivestito in pelle sulla testa sferica in punta. Il suono emesso ha un effetto ipnotico. Nel buddismo il pesce, che non dorme mai, simboleggia lo stato di veglia, per ricordare ai monaci di concentrarsi sul sutra. Poggia su un piccolo cuscino ricamato per evitare danni e spiacevoli suoni.
Molte leggende descrivono l’origine del pesce. Si dice che un monaco andò in India per acquisire i sutra. Durante il viaggio trovò la strada bloccata da un fiume in piena. Un grande pesce si offrì di traghettarlo, ma volendo espiare per un reato commesso quando era un essere umano, gli chiese di intercedere presso il Buddha per diventare un Bodhisattva. Il monaco, dopo diciassette anni di ricerca, ottenne le Scritture e riprese la via del ritorno, e quando arrivò al fiume lo trovò di nuovo straripante. E il pesce tornò ad aiutarlo. Ma il monaco aveva dimenticato la promessa e il pesce furioso lo abbandonò nel fiume. Fu salvato da un pescatore, ma il sutra era stato rovinato dall’acqua. In collera, fece una effigie in legno di una testa di pesce e la percosse con un martello di legno. Ogni volta che batteva, il pesce vomitava un carattere e in pochi anni recuperò ciò che aveva perso nel fiume.