È una razza proveniente dall’Asia. Il suo nome italiano deriva dalla capitale della Cina, Pechino. Ha origini antichissime, con testimonianze che ne attestano la presenza ca 4000 anni. Analisi recenti confermano che la razza è una delle più antiche, una delle meno geneticamente discostate dal lupo. Il suo aspetto è frutto di una lunga e rigorosa selezione, descritta minuziosamente in antichi manoscritti, che fa del pechinese una delle razze che più di altre ha subito una pressione genetica atta a stravolgere l’aspetto originario. E’ una razza con gambe molto corte e tipica andatura rullante detta del marinaio. La testa è piatta, massiccia, ornata di lunghi peli disposti in modo da dare l’impressione di una criniera. Cane di grande dignità, è orgoglioso e senza paura.
Una leggenda vuole che il pechinese sia frutto dell’amore tra un leone e una scimmia; perciò viene spesso paragonato a un piccolo leone per la sua folta criniera e per la corporatura robusta rispetto all’altezza, ma equilibrata; ha inoltre un muso da scimmia, con tartufo estremamente corto e largo. La leggenda narra di un leone che innamoratosi di una scimmietta chiese aiuto al Dio degli animali Fu Lin che, impietositosi, accettò di aiutare il leone e lo rese piccolo e più debole e potè cosi amare la scimmietta. Il frutto di quell’amore fu il pechinese, il progenitore di tutti i cani-leone sacri alle religioni asiatiche. Al di là della leggenda, il pechinese è sempre stato considerato una piccola divinità e protettore-guardiano della terra (cane di Foo).
Ritenuto sacro, guardiano del Buddha, venerato alla stregua di un Dio e protettore contro gli spiriti malvagi, era gelosamente custodito nella Città Proibita. Per secoli, poteva essere posseduto solo da membri del palazzo imperiale e l’Imperatore lo aveva addirittura scelto come guardia del corpo in quanto è anche attento guardiano, coraggioso, e non esita ad attaccare anche cani più grossi.
Come uno dei simboli sacri della Cina imperiale, tutti si inchinavano al suo passaggio e il furto di uno di questi esemplari era punibile con la morte.
Gli storici sostengono che nonostante non fossero tenuti regolari registri dei pedigree, la pratica dell’allevamento era oggetto di elaborate teorie. Uno dei metodi più in voga per un lungo periodo fu l’impressione prenatale, ovvero le femmine incinte venivano portate più volte al giorno a guardare le immagini e le sculture dei più bei pechinesi esistiti, a cui le future madri dovevano ispirarsi per la messa al mondo dei loro cuccioli. Inoltre i colori più desiderati del mantello venivano usati per addobbare le stanze delle puerpere che dormivano su pelli di pecora, per auspicare mantelli rigogliosi e di buon colore ai loro piccoli. Di rilevante interesse, sempre in relazione al colore del mantello, nello standard originale si legge riguardo al colore lascia che sia quello di un leone, di uno zibellino dorato, per essere portato tra le maniche di una veste gialla così che i cani possano accompagnarsi con ogni abito del guardaroba imperiale. Il colore del mantello aveva dunque una rilevanza particolare al tempo, così da poter essere un abbinamento intonato con gli abiti imperiali.